“Quando l’opera d’arte contiene l’uomo, essa non può che essere immortale.
E dunque, non è affatto casuale che i nostri ragazzi, ancora oggi, conoscano e cantino questa canzone, con grande emozione.
Questo brano è per me lo spazio esistenziale che intercorre fra due opposti.
Da un lato, la leggerezza e la spensierata allegria delle parole “bella ciao”; dall’altro, il contenuto di dolore del brano, il sacrificio estremo del partigiano che fa dono del bene più prezioso di cui dispone, la sua stessa vita, per un ideale di libertà.
Ebbene, fra questi due opposti c’è tutta una immensa umanità.
Spinto così dal bisogno di sintetizzare questi contenuti, ho concepito questa versione stratificandola su tre livelli:
– una parte solistica, lenta e dolorosa. E’ il dolore, il sacrificio estremo, la morte del partigiano;
– una parte corale cadenzata, energica, in cui le voci sembrano combattere ed incastrarsi con gli strumenti. E’ la resistenza, la lotta, la volontà e la forza dei combattenti, mossi dal loro sogno di libertà;
– una parte strumentale veloce, dal ritmo serrato e coinvolgente. E’ l’esplosione emotiva, l’energia che si libera, la gioia incontenibile di vivere data dalla liberazione conquistata.
Questi contenuti emotivi si propagano dalle note e pervadono il pubblico che è spontaneamente travolto da questa energia liberatoria, favorendo la catarsi e il libero flusso delle emozioni.
Sì. Quando l’opera d’arte contiene l’uomo, essa non può che vibrare e risuonare dentro l’uomo… ed essere immortale.”
Sergio Bertolami – Coordinatore Progetto Musica